venerdì 21 gennaio 2011

Elementi di base: una top ten di cattive pratiche!

Dopo aver scelto quale o quali strumenti utilizzare per condividere la mappa on-line, è sempre importante tenere presente una serie di regole che ci possono aiutare a far sì che il nostro prodotto risulti veramente usabile ed efficace per l'utente. Richard Treves nel suo Blog Google Earth Design ha individuato una top 10 di pratiche da evitare nelle mappe realizzate con GE che condividiamo in gran parte. L'abbiamo riadattata facendola valida sia per i virtual globes (come GE) sia per piattaforme che funzionano in una pagina web come Google Maps.

1) Evitare la mancanza di introduzioni e legende: gli utenti vanno sempre introdotti alla mappa, nella maniera più semplice possibile: va detto loro cosa possono trovare nella mappa e come utilizzare al meglio lo strumento.

2) Evitare la mancanza di aree chiave ben delimitate. Guidare il più possibile l'utente verso i dati di interesse.

3) Evitare di fornire (per G.Maps e affini) mappe di dimensioni eccessivamente ampie, ad es. che occupano un'intera pagina web o quasi, quando non è necessario. Più la mappa è ampia più impiega tempo a venire caricata.

4) Evitare di utilizzare (per G.Maps e affini) come fondo per la mappa il livello delle foto aereo-satellitari (“Satellite”) se non è necessario: esso infatti impiega più tempo a caricarsi rispetto alla modalità “Mappa”.

5) Evitare di creare una vista affollata di dati e difficile da decifrare in pochi secondi: l'essenza della cartografia consiste nella capacità sintesi.

6) Evitare di inserire troppe informazioni nei fumetti: ad esempio blocchi di testo eccessivamente lunghi: similmente ai testi di una pagina web, ma ancor più per i fumetti di un geobrowser, i testi devono essere corti e andare a capo presto per evitare di stancare l'utente. Per la stessa ragione evitare di inserire nel fumetto grandi immagini, video, altri oggetti etc. se non strettamente necessari. Il fumetto quando aperto non dovrebbe coprire la maggior parte della mappa e si dovrebbe aprire nel minor tempo possibile.

7) Evitare l'utilizzo di icone complesse, poco chiare o che abbiano una relazione troppo distante dal contenuto cui si riferiscono.

8) Evitare di creare linee troppo larghe, quando non necessario, curare piuttosto la scelta dei colori per aumentarne la visibilità.

9) Evitare di utilizzare nei testi acronimi e sigle, o almeno controllare che esse siano spiegate (o comunque conosciute) agli utenti.

10) Evitare (solo per Google Earth) di utilizzare le inquadrature di camera predefinite dei vari oggetti (segnaposto, poligoni etc.) o almeno di volta in volta verificare se vi siano inquadrature più utili di quelle proposte di default.


A conclusione di questa rassegna di punti proponiamo un esempio che mostra quanto sia utile delimitare aree chiave nella mappa (punto 2). Nella mappa di Repubblica mostrata di fianco, che mostra i luoghi della strage di Tucson, sebbene non manchi un'introduzione, non sono delimitate aree chiave né indicati punti particolari rendendola praticamente inservibile all'utente: cosa infatti vi può trovare di utile per accrescere le informazioni sull'evento? Per conoscere i luoghi precisi dovrebbe rileggersi l'articolo con attenzione, trovare eventuali riferimenti a luoghi come vie, etc e cercarli nella mappa... non certo molto comodo!

martedì 11 gennaio 2011

Elementi di base: embedded o stand-alone?


Prima di costruire una mappa online è importante deciderne le finalità: a chi servirà la mappa che vogliamo realizzare e in che modo potrà essere utilizzata? Meglio riusciamo a fare chiarezza su queste cose, più agevole sarà il lavoro successivo.
Queste due domande iniziali ci obbligano a pensare a quali strumenti gli utenti dovranno utilizzare per visualizzare i dati: vogliamo che gli utenti utilizzino mappe incastonate (embedded) in una pagina web (realizzate ad es. con Google Maps) o offriremo mappe che necessitano l'installazione di un programma apposito (come Google Earth)? Non è una questione da poco. L'utilizzo ad esempio di un programma esterno può comportare un restringimento del target dei possibili utenti della mappa, a causa di vari motivi, tra cui i seguenti:

- è necessario che l'utente interrompa la navigazione e impieghi del tempo (variabile a seconda della banda), per scaricare il programma da installare;

- sono necessari tempo e un minimo di competenze per installare il programma (tanti sono gli utenti inesperti, che, una volta scaricato un programma hanno difficoltà anche solo a rintracciare il file d'installazione scaricato!);

- programmi esterni, come ad esempio Google Earth, implicano la disponibilità di risorse hardware e di banda assai superiori, ad esempio, di quanto richiesto da Google Maps, etc.

L'utilizzo di programmi esterni implica inoltre che l'utente abbandoni la pagina web, scelta rischiosa se si vuole mantenere l'utente sul sito.
Negli ultimi tempi comunque la differenza, nel mondo dei geobrowser, tra sistemi che funzionano all'interno di una pagina web e sistemi che necessitano l'installazione di software esterno si è andata riducendo: ad esempio in Google Maps, tramite l'installazione di un plugin, è ora possibile utilizzare la modalità Earth, che permette di accedere ad una sorta di Google Earth in formato ridotto. Questo implica tuttavia sempre l'installazione di un software esterno ma certamente più leggero di Google Earth full e in ogni caso funzionante all'interno della pagina web.
D'altra parte fornire mappe tramite Google Earth full permette di sfruttare appieno le funzionalità di navigazione tridimensionale del programma offrendo all'utente una maggiore interattività ma comporta, come detto finora, un prezzo da pagare.
E' dunque importante pensare sempre a quale modalità di fruizione possa essere più adatta agli scopi della mappa: ovviamente è possibile offrire anche più modalità. Spesso si tratta della scelta migliore ma richiede ovviamente più tempo di preparazione. Nell'immagine presentata, tratta dal portale ArcheoVeneto, sono presenti entrambe le possibilità: accesso ai dati tramite Google Maps e possibilità di scaricare il file KML da visualizzare in Google Earth.

lunedì 10 gennaio 2011

Spaghetti-maps: no grazie!




In informatica si usa il termine spaghetti-code per indicare codice scritto in maniera poco chiara, contorta, tale da richiamare l'idea di un piatto di spaghetti. Tale codice ovviamente risulta difficilmente utilizzabile. Lo stesso può capitare nella realizzazione di una mappa.
Negli ultimi anni piattaforme quali Google Earth, Google Maps e simili hanno offerto a milioni di utenti nel mondo la possibilità di realizzare rapidamente mappe da condividere on-line. La facilità d'uso apparente di questi strumenti, in mancanza di competenze di cartografia e comunicazione da parte degli utenti, ha purtroppo fatto sì che vi sia stata una proliferazione di mappe mal-fatte, eccessivamente complesse, in definitiva scarsamente utilizzabili. Sono purtroppo innumerevoli anche in Italia le iniziative di enti, istituzioni (e tanti privati) che riversano su illeggibili mappe online grandi quantità di informazioni, credendo in buona fede di offrire servizi al cittadino e all'utente, senza però porsi questioni relative alla loro effettiva usabilità.
Se nel mondo anglosassone sono sorti blog e siti volti a proporre semplici suggerimenti e linee guida per progettare valide mappe on-line, nel panorama italiano mancano iniziative di questo tipo: questo blog nel suo piccolo vuole dunque dare un contributo per colmare questo vuoto. Funzione del blog è anche quella di promuovere mie pubblicazioni e lavori, come anche di altri autori, dedicati al tema.